Seduzione Etrusca ripercorre il contributo del Mondo anglosassone alla riscoperta degli Etruschi dal Settecento agli inizi del secolo. Il percorso della mostra ha inizio a partire dalle sale a pianterreno di Palazzo Casali. Sono presentati i contenuti principali relativi al Grand Tour, il lungo viaggio nell’Europa continentale effettuato dai ricchi giovani dell’aristocrazia europea a partire dal XVII secolo, volto a perfezionare il loro sapere. La destinazione finale era comunemente l’Italia, o più raramente la Grecia. Durante il Tour, i giovani imparavano a conoscere la politica, la cultura, l’arte e le antichità dei paesi europei. Passavano il loro tempo visitando i monumenti e facendo acquisti di opere d’arte. Nella sala successiva si affronta il tema del Grand Tour dell’inglese Thomas Coke, il protagonista della prima parte del racconto della mostra, inteso come viaggio pedagogico alla ricerca dei valori della civiltà occidentale antica, di cui l’Inghilterra si riteneva la naturale erede, che sarebbe durato sei anni, dal 1712 fino al 1718, snodandosi dalla Francia all’Italia, principalmente a Firenze, Pisa e Roma. Il contesto familiare è ricostruito con riproduzioni di quadri della famiglia e dei principali personaggi che lo seguirono, come il medico-precettore Thomas Hobart ed oggetti relativi al suo viaggio, fra i quali il taccuino con la registrazione delle spese. Nella sala successiva si presenta la dimora che il visconte di Leicester realizzerà alla fine del viaggio, Holkham Hall, la lussuosa residenza ispirata a modelli architettonici palladiani dove sono conservate ancora oggi le collezioni di famiglia.
Uscendo nel cortile interno, si sale il monumentale scalone che reca al piano nobile del Palazzo e si giunge alla sala dei Mappamondi. Qui è possibile apprezzare, tra i due storici globi del Moroncelli, guide turistiche settecentesche di Roma e Firenze, le due tappe fondamentali del viaggio di Coke.
Girando a destra si entra nel salone Mediceo, dove sono esposti alcuni acquisti che Thomas Coke effettuò durante il suo viaggio, tra la Francia e, in particolare, Roma, e che rivelano il suo gusto per il mondo classico: disegni dall’antico, manoscritti relativi alle Storie di Tito Livio e, a parete, quadri con scene tratte dalle storie di Tito Livio (Tarquinio Prisco e Lucrezia) o dall’Eneide (Enea ai Campi Elisi) direttamente commissionati a pittori italiani, o vedute di monumenti e paesaggi italiani idealizzati.
Si percorrono ora le salette che si snodano sul retro del salone Mediceo, dove si presenta la vicenda della tappa fiorentina del viaggio. A Firenze Coke incontrò la corte granducale ed il suo alto funzionario nonché lucumone perpetuo dell’Accademia Etrusca Filippo Buonarroti. Quest’ultimo, insieme a Thomas Coke, concepì l’idea della pubblicazione del primo libro a stampa sugli Etruschi, il De Etruria Regali, partendo da un manoscritto di Thomas Dempster dedicato alla storia del popolo etrusco, realizzato dall’erudito scozzese al servizio di Cosimo III un secolo prima, e acquistato da Coke a Firenze.
Il mondo di Buonarroti è rappresentato da alcune sue opere manoscritte ed a stampa, e, provenienti da Casa Buonarroti, da due note opere archeologiche appartenute alla famiglia: il satiro liricine e la stele fiesolana di Larth Ninie, presenti all’interno del libro a stampa del De Etruria Regali. Superate le sale Tommasi dell’Accademia, che ben descrivono un esempio di arredo patrizio dell’epoca, in rappresentanza delle molteplici élites italiane con le quali Coke ebbe rapporti all’epoca del viaggio, si giunge all’interno dell’ultima saletta Tommasi, dove è narrato nello specifico la vicenda della pubblicazione del De Etruria Regali.
Qui è esposto il manoscritto di Thomas Dempster, che fu oggetto dell’acquisto di Coke, oggi rilegato con copertina e stemma dei conti di Holkham Hall, uno struzzo con un ferro di cavallo trattenuto nel becco, come appare in filigrana nell’immagine principale della mostra, sovrastato dall’immagine del Granduca Cosimo III al quale fu dedicata l’opera.
Nell’adiacente saletta è invece possibile apprezzare i due volumi a stampa del De Etruria Regali, entrambi aperti sui frontespizi con rispettivamente il ritratto di Cosimo III e quello di Gian Gastone (i due Granduchi cui furono dedicati i tomi) con accanto i busti dei due regnanti, nonché una serie di splendidi disegni originali provenienti da Holkham Hall e rappresentanti oggetti archeologici etruschi che furono riprodotti da disegnatori dell’epoca, inviati presso le varie collezioni private, a ritrarre i reperti in vista del loro definitivo trasferimento sulle tavole del libro: si segnalano tra gli altri il disegno della situla di Plikasna, della stele di Larth Ninie, del Putto Graziani. Si entra così nel salone del Biscione, dove è esposta una campionatura di lastre in rame da Holkham Hall incise per la stampa delle illustrazioni: le due immagini dei Granduchi, il cane-lupo con dedica alla divinità infera Calustla, il putto Graziani, la Chimera e l’Arringatore.
Come se si proseguisse nel viaggio di Thomas Coke e dei disegnatori incaricati di riprodurre i capolavori etruschi noti all’epoca si possono vedere, nella realtà, gli originali dell’Arringatore e del putto Graziani, la copia della Chimera, la situla di Plikasna, la patera Cospiana (specchio in bronzo con rappresentata la nascita di Atena dalla testa di Zeus) e molti altri vasi e reperti appartenenti alle principali collezioni etrusche dell’epoca che compaiono nelle tavole del libro.
A partire dall’uscita del primo libro sugli Etruschi esplode la seduzione di questo popolo antico per il mondo anglosassone, in molti campi dell’arte, dell’arredo, del collezionismo, fino alla formazione di un formidabile nucleo di materiali etruschi nel British Museum.
Testimoniano tale periodo oltre 50 spettacolari reperti provenienti dal grande museo di Londra, ordinati secondo la provenienza: Prato, il lago degli idoli del Falterona, Arezzo, Lucignano, Cortona, Sarteano, Chiusi, Perugia, Orvieto, Bolsena e Vulci. Si tratta di una completa campionatura dell’arte etrusca nel campo della ceramica, oreficeria, scultura a tutto tondo, bassorilievo, bronzistica, accompagnata anche da una serie di disegni ottocenteschi relativi agli stessi materiali.
Concludono la rassegna due vasi a testa umana di ceramica Wedgwood, fabbrica inglese che dalla metà dell’Ottocento imita quella etrusca, e una selezione di materiali dell’Accademia Etrusca, nata nel 1727, un anno dopo l’uscita del De Etruria Regali, che hanno rapporti culturali e antiquari con il mondo britannico e, in particolare, con la Società degli Antiquari di Londra: medaglie e quadri d’epoca che raffigurano accademici o lucumoni inglesi, doni librari di personaggi inglesi all’Accademia.
Una serie di celebri oggetti archeologici accademici, come lo Zeus di Firenzuola o il lampadario etrusco, sono presentati ripartendo dalle vibranti descrizioni che compaiono nei diari di viaggio e nelle opere a stampa dei viaggiatori anglosassoni, che continuarono a visitare la Toscana nell’Ottocento, primo fra tutti George Dennis.